martedì, luglio 27

Proesiola gitaiola

Sveglia e caffé,
barba e bidet.
Poi il costumino,
di quelli un po' da bambino
o se preferite, un po' da nonnino.
Il programma è andare a fare un po' di cose nei pressi di Cosa. Siamo io, il solito Zuavo, Giuraina e Graniella. Terminati i preparativi, saliamo sulla nostra possente Lepo, la mia giumenta, e ci lanciamo a tutta velocità verso le incontaminate spiaggie forestose della Tolemaia.
Il viaggio è abbastanza normale,
e la sua descrizione possiamo saltare.
Quello che conta è la destinazione,
di geografia una lezione.
Eccolo il tanto bramato mare! Ecco, a sinistra, gli avanposti dei raccoglitori d'oro! Ecco, a destra, le foreste degli alci!
Pianto nel terreno il nostro arcobalenico vessillo, mentre Zuavo urina nei dintorni per segnare il territorio. Graniella e Giuraina tolgono le tute da viaggio e si gettano urlando tra le onde. Noi facciamo lo stesso subito dopo.
Da qui un susseguirsi di grida gelate,
di punte di piedi e pance tirate.
"Attento alle spalle, un cavallone."
"Io non ti temo! Sono un leone!"
E tra gli spruzzi e i pesci volanti
mettiamo in fuga i tristi bagnanti.
Ecco Graniella
setosa e bella
con i pallini tra i flutti saltella.
"Guarda Zuavo!"
sembra un suo avo.
E Giuraina si guarda intorno
sembra felice di come va il mondo.
E poi ci son io che sono nessuno
ma vorrei essere il dio Nettuno.
Il sole si fa sempre più caldo. Gli intervalli tra un bagno e l'altro diventano più brevi. Litri di crema si riversano sui nostri corpi, mescolandosi con ettolitri di sudore. Ci raduniamo sotto l'arcobaleno marino per trovare un po' di refrigerio e consumiamo il pranzo procacciato da me e Giuraina. Zuavo ingurgita l'ultimo boccone e rovina fragorsamente al suolo. Ricomparirà, sbavante, dopo parecchie ore. Anche Graniella si accascia al suolo,
pare vinta
per me fa solo finta.
Io e Giuraina sfidiamo la morte e ci lanciamo a occhi chiusi tra le onde. Sento un improvviso dolore all'addome. "Ecco - mi dico - è giunta la mia fine." Scopro subito che era solo un rutto aromatizzato alla cacciagione.
Ci lasciamo cullare dal mare e le onde gentilemente ci trascinano a riva. La sabbia ci massaggia gambe, braccia, spalle e si insinua fin dentro le parti più nascoste di noi, proteggendoci.
Ehi nessuno, c'è poco da poetizzare
la sabbia dal culo la devi spalare!
Ecco, sempre il solito prosaico! Ma andiamo avanti.
Il sole cala
un gabbiano ci porge l'ala
forse è solo un saluto
fatto stà che mi lascia muto.
Su fin sulle rovine ci da un passaggio
sarà, ma io preferisco il paesaggio.
Sarà il mare, il sole, l'arcobaleno
o forse la fame ma mi sento scemo.
Andiamo a trovare Vinicio
ci manda via con un pessimo auspicio.
In pochi minuti siamo persi ma non perduti. Il profumo di pioggia spalanca gli occhi, che si lanciano nel cielo violaceo all'inseguimento di strani uccelli e trovano un arcobaleno che ha deciso di morire nel mare, anche lui violaceo.
Cerchiamo, sbagliamo, parliamo, decidiamo, ascoltiamo, andiamo, sbagliamo, ritorniamo, azzecchiamo, sediamo, ordiniamo, accarezziamo, parliamo, mangiamo, ridiamo, sospiriamo, ci guardiamo, chiediamo. Partiamo.
E qui si ritorna alla poesia
dedicata a chi se ne va via
Gli occhi sono rossi
forse commossi
la notte ci salta addosso
siamo protetti dal nero e dal rosso
cala il sonno su chi di dovere
Salve signori sono Michele
guidare di notte mi fa stare bene
guardo i compagni sereni e assonnati
riposate,
ho gli occhi bagnati
non so quale sia il vero motivo
forse la gioia, forse l'oblio
scusate se salto ogni tanto una rima
non sono più quello di prima
Macchine intorno
come di giorno
spengo la musica col mio cervello
sento il respiro, il fiore più bello.
Una volta arrivati a destinazione
ritorno me stesso, incazzato e scimmione:
"Brutti stronzi siamo arrivati,
finalmente vi siete svegliati
Odio il traffico! Mi fa sclerare
a tutta birra voglio guidare!"
Poi basta una mano e qualche parola:
"Che bella giornata, ne faccio poesiola."

1 commento:

Anonimo ha detto...

Non sarai un leone, né il dio Nettuno,
ma come amico non ti cambierei con nessuno.
Son belle davvero queste tue parole,
spero non sia un'altra botta di sole.

E grazie amici per la giornata festosa,
che ha ispirato quest'ibrido di poesia e prosa.
Lo leggerò ancora quando sarò via,
per sentirmi sempre in vostra compagnia.


graniella