mercoledì, giugno 10

Ringiovanire






Quando l'ho scoperto mi sono detto: "Come sei invecchiato amico mio. Sembra ieri che ancora mischiavi vino e birra"
Era ieri in realtà.
Ah ecco perché il mal di testa.
Insomma: ho passato nove mesi e rimuginare, raccogliendo prove su prove da analizzare, a sentire i pareri di tutti.
Me lo ha detto Franco, quell'amico mio che è andato fino in Cina per seguire una Chun Li di 20 anni. lei sì giovane davvero.
Me lo hanno detto Dario, Antonio il macellaio, Nicolò: tutti ex giovani quarantenni, invecchiati in soli nove mesi.
E tutti la pensavano nello stesso modo: i figli invecchiano.

A guardarli, sembrava tutto vero. Poi una sera, mentre mi piegavo con la mia stanca schiena da padre invecchiato in soli nove mesi per raccogliere un pezzo di biscotto umidiccio da terra e mangiarlo con gusto, mi sono bloccato. Non per colpa delle protrusioni.
E ho pensato: ma non sarà un po’ una cazzata?

I figli in realtà, ringiovaniscono.
Eh sì, rin-gio-vani-sco-no.

E non è una cosa che scegli “ah sì, cioè, tipo, figata”. 

È che non puoi fare altrimenti.
Non ti lasciano scelta, se vuoi sopravvivere.

E lo fanno da subito eh, da prima ancora che entrino mani e piedi zozzi nella tua vita.

Appena lo scopri, hai un solo, unico e meraviglioso pensiero.
Gli
compro
la playstation.
Se è un maschio, eh.

Se è una femmina 
LE compro la playstation.

Eh sì ma gli uomini sono immaturi…
Vero.
La matura madre invece pensa:
mi stai dicendo che potrò usufruire di un bambolotto che cresce PER DAVVERO, piange PER DAVVERO, non ha lo sguardo fisso da cadavere allucinato - non sempre almeno -  e che, al contrario del padre, POSSO VESTIRE COME CAZZO VOGLIO IO per almeno 10. anni?
E poi finalmente ci facciamo la playstation.

Le lacrime sono per questa grande emozione, non credete alla storia della madre che sente crescere una vita nel suo grembo.
Per entrambi da questo momento in poi è tutto un arcobaleno colorato di progetti per il vostro futuro: città del sole, sessioni di doppiaggio di pupazzi con nomi tipo
Totò, Silvano l’aeroplano, Nella la paperella...

Tutti piccoli amici che farete parlare con voci bianche e stridule nonostante le 30 sigarette al giorno. E vi divertirete più voi che il vostro spettatore.
Sarà dura ammettere che la bava non è per l'estasi davanti alla vostra performance.

E dopo è anche meglio: scatole di lego giganti, moto elettriche, secchi di didò!
E poi cartoni, cartoni vecchi, cartoni nuovi, cartoni dopo cartoni A TUTTE LE ORE.
E via a buttare soldi come avreste sempre voluto fare ma i vostri genitori - mai stati giovani quelli - vi hanno sempre impedito di fare.
E i capricci della gravidanza? Vogliamo parlarne?
Voce bambinesca: E voglio il gelato,
(Normale) che poi diventano i gelati,
(Lamento): e voglio il sushi…
(Normale) il pesce crudo in gravidanza?
(Broncio) e perché no? Uffa...non ti voglio più bene ecco! 

“Sento una vita crescermi in grembo”
Sì, certo: si chiama tenia.

Il cibo appunto.
Nel giro di un anno regredisci all’età di tuo figlio: mangi senza sale, ceni alle 19 e pranzi alle 12, raccogli il cibo da terra e te lo ficchi in bocca - esperienza illuminante e che fa anticorpi - mangi con le mani e te le pulisci tutte unticce sulla maglietta. Ed è bello sai? 

Senza neanche accorgetene, improvvisamente, ti piace andare al supermercato.Entusiasta come un bambino sei lì, davanti a quel muro di merendine, con le lacrime agli occhi e pensi: posso averle tutte, me lo posso permettere, le avrò.
Poi a tuo figlio però col cazzo che gliele fai mangiare “ti fanno male, vero mamma?”“Ha ragione papà, mangia la fruttina” dice lei con la bocca piena di girelle. (Sì, le fanno ancora.)
Si sa: i bambini sono dispettosi. 

E con questo carico inaspettato di grassi saturi e cioccolatosi, sei pronto a gattonare, strisciare, rotolare, nasconderti dietro ad una mano (sì, una mano), inseguire, correre, ballare lanciando gli arti a casaccio, ridere dei tuoi rutti e sganasciarti per le tue scoregge e ridere ancora perché il suono della sua risata ti fa ridere.
Alla fine stanco morto puoi crollare ovunque capiti: a terra, sul tappeto, sul divano, sulla sedia, sul water. E dormi come un bambino.
Visto?

In questo lento processo di ringiovanimento, anche i tuoi riflessi tornano quelli di una volta:afferri piatti volanti, schivi palle infuocate di pastina, afferri corpi umani in caduta libera verso la morte certa, senza neanche smettere di mangiare la Girella.

I figli invecchiano mi dice sempre Franco dalla Cina, mentre sceglie la tintura color mogano.
E come ti spieghi quell’emozione adolescenziale da primo appuntamento quando tuo figlio dorme dai nonni e tu esci, solo, con tua moglie?
Lo stesso brivido del primo appuntamento.
Ti lavi, ti sbarbi, ti vesti bene. E ti porti anche un preservativo nel portafogli “metti che me la dà alla prima sera..."
La passi a prendere da casa dei SUOI e lei sale a bordo. DEL MOTORINO. In due. IN MOTORINO con la pioggia, la neve, l’uragano Katrina. IN MOTORINO. Ti manca solo lo zaino.

Perché lo hai messo nel bauletto, non per altro.

Fuori è tutto bellissimo: il vento nei capelli - sempre pochi, quei bastardi non ringiovaniscono - lo zig zag tra le macchine, “stringi le ginocchia” le dici sfiorando la specchietto di quel Suv gigante, mentre quel barboso padre di famiglia ti strombazza spaventato. 
“Ehi ma quello ha la macchina come la nostra.” dice lei.

Al ristorante è tutto buonissimo: siete da Piero Er Salmonella, su un tavolo vomitato, a bere vino sfuso ed è tutto buonissimo. Altroché cazzate da gastrofighetto.
E poi il bicchiere della staffa, il cornetto a mezzanotte...

A casa poi...stiamo attenti, alla nostra età una gravidanza...chi lo dice a mamma?

Ah sì, anche il sesso ringiovanisce: da quanto non ti capitava di farlo alle 14 e 16, a terra, in cucina, con tutta l’eccitazione di fare una cosa proibita e col rischio di poter essere beccati? Dopo chiami anche i tuoi amici urlando “lo abbiamo fatto!”

I figli invecchiano?
Cazzate.

Vogliamo parlare di quando ti lasciano solo a casa?
Vai di festa che neanche uno spring break.
Peccato che quelli senza figli, siano troppo impegnati a cercare un utero X o un pene Y con cui farne uno e quindi alla fine resti solo a casa.
Ancora meglio!
Dormire da soli a casa? Pizza-birra-divano-film fino a tardi.
Pare anche che alcuni abbiano pagato 2000€ per una copia di PostalMarket sui cui farsi una sega. Sul computer c’è il parental control e chi cazzo si ricorda la password?


Ma soprattutto il futuro torna ad avere senso. Lo guardi pieno di speranza.
Il paese si riprenderà, l’economia girerà.
E se non succederà senannamo.
E poco importa che non è il tuo di futuro. Importa anche meno che non è la tua di vita ad avere ancora tutta la vita davanti.
Sei felice e ottimista anche se tu non hai un solo cazzo di motivo per esserlo.

Forse è proprio per questo che ti sei riprodotto, per dare un’opportunità ancora a quel piccolo pezzo di te che hai nascosto in quell’esserino inconsapevole. 

Lei ride con quei due mozziconi bianchi che ha in bocca e ridi anche tu.Eccola lì la tua pozione dell’eterna giovinezza, che vuole volare ancora una volta in aria e grida: ‘IA!!
E tu non sai cosa vuol dire la stanchezza, la noia,
‘IA
il lavoro che odi, l’affitto, la macchina rotta
‘IA
tuo padre che ti manca ancora ogni giorno, tua madre che invecchia, il cancro che ti consuma, la depressione che ti perseguita.

Niente esiste più mentre scopri che ti è rimasta ancora energia per farlo e rifarlo e rifarlo. 

Quindi date retta a me: i figli ringiovaniscono.
Siamo noi ad essere troppo vecchi per ammetterlo.

Ora scusate, ho un lego gigante da finire.

   

lunedì, aprile 4

Icsa Evolution: non è uno sport per vecchi




Questo post è dedicato a Francesco Totti. Tranquilli, non è il solito pippone di elogio. 
Tutti di certo conoscono questo nome - e purtroppo per loro anche quello dei suoi figli. Così come conoscono le sue gesta.
"Il capitano", "pupone" a Roma è più potente del Papa.
Perché il tifoso romano standard idolatra Francesco Totti senza un briciolo di spirito critico. Come se questo giocatore, ormai ex giocatore, fosse un super eroe miracoloso. Poco importa che sia ignorante, stupido e di paese. "Sì ma è un grande campione". Giusto: deve giocare, non tenere discorsi di filosofia.
Ok, parliamo del gioco: Totti quando gioca è fermo. Capisco che sia meglio un Totti fermo che un Montolivo in movimento ma ciò non basta a giustificare l'obbligo di schierarlo. Una grande squadra deve giocare a calcio, non perdersi in stupidi sentimentalismi. Questo, dal mio punto di vista, non vuol dire dimenticare un grande atleta che ha creduto davvero in una maglia, vuol dire dargli la possibilità di continuare a onorare il suo numero 10, ma non in campo.
Rivedere Totti su rettangolo di gioco a 38 anni è il modo migliore per inquinare il suo ricordo. Non avere la lucidità di dire a stessi che è finita, che non basta la voglia ma ci vuole anche il fisico, che non si può essere giovani per sempre è solo un modo per raccontarsi una storia. È come il vecchio che imbottito di Viagra e di soldi seduce giovani ragazze affamate di grana: non basta il cazzo dritto e la giovinezza altrui per recuperare la propria.
È davvero assurdo come in Italia si resti attaccati alla poltrona, anche se questa poltrona in realtà è un pallone. E la cosa peggiore che è questo attaccamento malato trova il consenso di quelli che dovrebbero essere i primi a urlare al ricambio. Che siano elettori, dipendenti o tifosi, poco cambia.
Questa fede cieca nel passato ha portato ieri il suddetto tifoso medio a disertare il derby, quindi la partita più sentita e per certi versi più bella del campionato della Roma. Solo perché il Capitano non era titolare. È questo l'amore, la passione, la fede che provate per la Roma? Non andare allo stadio perché l'allenatore ha fatto una scelta che non si condivide?
Potevano esporre striscioni, cantare cori a favore di Totti o persino tatuarsi in faccia il numero 10 ma la passione per la propria squadra non può passare in secondo piano rispetto alla passione per un uomo solo.
Ricorda un po' l'atteggiamento folle e bovino di chi per seguire un capetto, rovina il presente e il futuro del proprio paese. Sarà forse un caso che l'ultimo Re di Roma si chiamava Benito?


La Roma ha vinto per 4-1, senza capitano.

giovedì, marzo 24

Icsa Evolution: ognuno ha il pubblico che si merita



Vorrei iniziare questo post con una citazione:
"Di battaglie nella sua carriera Johan Cruyff ne ha vinte tante. Da ottobre stava combattendo quella più importante della sua vita, quella contro il cancro. " (GDM)
Ora cosa si può aggiungere ad un frase del genere? Che ti scoppiasse il computer in faccia, Gianluca Di Marzio di Sky Sport!
Lo vedo davanti al suo computerino che si scervella: "Cosa scrivo? Mi serve una frase ad effetto!" e tra tutte i miliardi di combinazioni di lettere possibili sceglie le più insulse e banali.
Ma sì, che trovata geniale: commemorare un genio della creatività in campo con una delle più grosse banalità che siano state scritte.
Questa frase è stata usata per tutti: da Bowie a Licio Gelli, da John Lennon a Ghandi. 
E no, non vale il "ha usato il mestiere, in fondo era bella frase ad effetto". Sei un giornalista sportivo della principale - anzi l'unica - testata che si occupa di sport in Italia in maniera professionale e non trovi niente di meglio per celebrare un calciatore che ha reso grande questo sport, di una frase trita e ritrita? È il tuo lavoro usare le parole e usarle per parlare di calcio. Che direste se andaste a cena in un ristorante stellato e vi portassero una rosetta presa al discount? Quale reazione furibonda provocherebbe un barbiere che vi facesse la barba con il Gillette?
È vero. Queste due situazioni scelte come esempio vi richiederebbero un esborso di denaro. Ma se il vostro amico chef stellato vi invitaste a cena e proponesse la stessa rosetta non vi sentireste quantomeno poco importanti?
Il fatto è che il mestiere di scrivere non sempre viene interpretato con serietà da chi lo pratica. Si pensa che basti una mestierata per dirsi soddisfatti del proprio lavoro. Perché il lettore medio si aspetta davvero poco da quello che legge, per non parlare poi del lettore medio di sport. Il fatto che in questo paese (e non solo credo) l'argomento sport sia regalato ad una manica di buzzurri che biascicano parole senza conoscerne il senso, rende tutto più facile all'improvvisazione. Basta scrivere notizie sensazionalistiche, tipo "la Juventus è spacciata" dopo cinque giornate di campionato o "Paulo Sosa genio assoluto" oppure "Totti litiga con Spalletti", per dare l'osso a questi cani avidi di fumo. Direi che se lo meritano Jenny la Carogna, almeno hanno qualcosa per riempire il loro nulla.
Vorrei concludere con un pensiero su Cruyff:
"Gran tristezza da parte di tutti: il calcio perde una delle sue leggende." E con questo Di Marzio ha fatto rivoltare il povero Johan.
Forse queste sono parole più appropriate.


lunedì, marzo 21

Lama l'ama



Se Roma è la capitale d'Italia non è certo per caso.
Ogni aspetto di questa città è il fulgido esempio di un paese che lotta con tutte le sue forze per dimostrare di essere degno del più grande disprezzo.
Lo so che è come sparare sulla croce rossa ma va detto: a Roma è molto difficile svolgere anche i più elementari compiti del vivere civile. Dall'andare al supermercato a prendere un autobus, da cercare un asilo a buttare la spazzatura, sembra che sia in atto un piano molto ben congegnato per spingerti sull'orlo della carneficina.
È noto a tutti il susseguirsi di scandali, inchieste e reati che ormai fanno notizia giusto il tempo di un "sentito?" "Sì, che schifo" e poi ognuno ritorna alle proprie faccende. Proprio per questo il futuro sindaco avrà davvero un compito arduo ma può stare tranquillo: nessuno si aspetta che cambi niente. 

A Roma anche quando si mette in atto un minimo tentativo di far sembrare questa città degna del 2016, si trasforma in una farsa.
Qualche giorno fa compaiono le mini affissioni che annunciano l'arrivo del kit per la differenziata. Sorvolando sul fatto che erano così piccole e sparute che forse sono state notate solo da me e dalla mia compagna, esclusivamente perché ci nutriamo degli avvisi in burocratese antico che compaiono quasi ogni giorno in un condominio di vecchi gestito da vecchi, mi sembrava che finalmente si iniziasse a dare un senso allo smaltimento rifiuti.
Torno a casa e trovo sul pianerottolo il kit: wow che organizzazione.
Leggo attentamente il libretto delle istruzioni, molto chiaro e completo devo dire. Penso: ci vorrà un po' di pratica ma è un sistema ben congegnato. Non che sia una novità e credo che ci siano sicuramente città dove è fatto molto meglio, ma da qualche parte si deve iniziare.
Zinga mi suggerisce anche che potremmo aiutare i vecchi del palazzo a gestire la novità, organizzando dei corsi esplicativi. Mi sembra eccessivo e inutile ma è sinonimo che qualcosa in questa città si muove e quindi potremmo muoverci anche noi per dare una mano al cambiamento.
Finito di pranzare, svuoto le scorie nell'umido mi rendo conto che il sacchetto è pieno.

Lo prendo e improvvisamente parte "Wind of change".
Cambia la fotografia dell'ambiente: tutto è più soffuso e calzamagliato, io sono vestito con una tunica bianca e mi muovo a rallentatore. Apro la porta e trovo le scale piene di bambini, sempre vestiti di bianco, che ridono e applaudono. Un bambina di 4-5 anni bionda e profumata di primavera mi porge un fiore, mi fa inginocchiare e mi abbraccia sussurrandomi nell'orecchio "grazie signore buono che pensi la nostro futuro". Non riesco a trattenere la commozione e gli occhi mi si riempiono di lacrime. Calde, ovviamente.
Faccio le scale tra gli applausi e i baci lanciati ed esco nel cortile. Lì mi accorgo che ci sono gli Scorpions in persona che suonano live e il chitarrista mi lancia un plettro di legno, alzando in aria il pugno in segno di incoraggiamento.
Gli altri condomini sono affacciati alle finestre e soffiano bolle di sapone profumate che riempiono l'aria di mille colori. Io giro su me stesso rapito dalla bellezza della natura. Mi si avvicina una ragazza bella come il sole che sorge dalle acque nel sud della Corsica. Cavalca un cavallo bianco. La ragazza sorride amorevole mentre sento il cavallo sussurrare: "Vai ragazzo, compi il tuo dovere!"
Io mi smuovo dall'estasi e mi dirigo con il mio bottino di futuroconcimenaturalesalvamondo verso il cassonetto dell'umido. Il quale cassonetto dell'umido non c'è. Hanno distribuito i kit ma non hanno pensato a cambiare i cassonetti prima di farlo.

Ecco, a Roma funziona così: fanno la nuova metro ma non tutta, fanno indagini ma non fino in fondo, cambiano i vertici corrotti ma non tutti, fanno le ZTL ma non sempre e così via.
A Roma tutto inizia ma niente finisce.


venerdì, marzo 18

La colonnina mesta



Voglio affrontare un discorso per niente originale: la ridicola inutilità delle notizie che girano sul web.
Non parlo delle bufale vere e proprie, tipo scie chimiche o i vermi nel té Lipton. Quelle le definirei storielle divertenti a cui però è impossibile credere.
Parlo di quelle che vengono spacciate per notizie ma in realtà sono accanimento terapeutico sulla banalità e anche sulla realtà.  Ci sono storie che è davvero ridicolo chiamare "notizie" ma che è ancora più ridicolo voler raccontare e più ridicolo ancora volere umiliare lo spettatore (inteso in senso lato) cercando di propinargliele. 
Di solito questo tipo di aborti mancati si trovano sulla colonnina destra di Repubblica.it.
Oggi ad esempio c'era un interessantissima notizia con foto allegate: Seattle, il fucile con cui si è ucciso Kurt Cobain.
Ora, cerchiamo di affrontare con lucidità la faccenda partendo da una verità, un truth, una verdad, una vérité incontestabile: che cazzo c'è di interessante in questa storia? Cosa aggiunge al fatto che Kurt Cobain si è ucciso? Cosa cambia nella mia vita? Assolutamente niente. E su questo credo non ci siano dubbi. La storia non è "trovare le impronte digitali di Alberto Ferrari e Gigi D'Alessio sul fucile che ha ucciso Kurt Cobain" o "Il fucile di Kurt Cobain ha confessato: ho ucciso per gelosia, dormiva con una pistola sotto al cuscino".
Purtroppo quello che c'è interessante in questa storia è che stuzzica la parte più becera del lettore. Si parla di morte, di dolore, del fallimento di un ragazzo di successo, di armi da fuoco, di polizia, di robba americana. Tutti argomenti che fanno eccitare il dito come davanti alla prima donna nuda che si vede senza mutante. 
E non lo fa in maniera analitica, per spiegare o approfondire o anche solo per tentare di capire. Storie del genere servono solo a generare rumore e click. E ad essere sincero, finché sono inezie come questa del fucile, poco male. Quando questo approccio ti fa sentire davvero male come essere umano è quando questo succede su storie pesanti e difficili da decifrare.
Mi riferisco all'omicidio di quel povero ragazzo, Luca Varani. In pochi giorni è diventato solo "Varani", una parola che ha perso la sua anima: il riferimento a qualcosa di reale. Non è più un ragazzo di 23 anni che è stato ucciso. È diventato un gay che preso soldi per andare a casa di due che forse sono gay forse no e che drogandosi con 1800 euro di cocaina è stato ammazzato da oltre 30 pugnalate che forse sono di più forse sono di meno forse gli è stata anche recisa la gola prima però Foffo che è un bravo ragazzo con un quoziente intellettivo alto così ha detto il padre che è andato a Porta a Porta con la cravatta e Prato l'animatore di feste gay hanno chiamato altre X persone poi però ci hanno dormito vicino mentre era morto. 
Potrei andare avanti per ore così. E se avessi tempo e voglia questo riassunto avrei potuto scriverlo con i titoli delle tante notizie che ogni giorno vengono vomitate su questo argomento.
E cosa rimarrà alla fine di tutto questo nei nostri ricordi? Varani, Foffo, padre, gay, cocaina, strage. Parole, solo parole isolate, senza una storia, senza un'anima, senza riuscire a suscitare in noi una sola emozione. Come quando per giocare si ripete all'infinito una parola fino a quando non perde il significato originario e rimane solo un insieme di suoni che non hanno niente a che fare con quello che rappresentano. In questo caso la parola era "pietà".


E l'articolo sul fucile di Kurt Cobain l'ho letto anche io.



mercoledì, marzo 16

L'imprescindibile funzione catartica dell'utensile ad asola





Stamattina mentre ero a bordo del mio scooter, vengo avvicinato da un motociclista molto gentile che mi dice che ho la ruota posteriore molto sgonfia. Mi fermo a fare benzina e do rimedio.
Arrivato a destinazione mi piego per fissare la catena alla ruota e sento un “fsssss”, seguo il rumore e mi accorgo di avere una vite dentro la ruota.
Dato che quando c'è qualche attrezzo che non funziona non resisto a metterci mano senza nessuna consapevolezza di quello che sto facendo, decido di intervenire. Frugo sotto la sella e prendo gli attrezzi. Nel frattempo inizia a piovere, ogni singola goccia è composta da almeno un litro d'acqua. Impugno il cacciavite e un po' con quello, un po' a mani nude, estraggo trionfante il dannato killer a stella. Ovviamente l'aria esce ancora più in fretta.

Momento giustificazione: ero convinto che i moderni materiali di cui sono fatti gli pneumatici fossero così geniali da permettere a questa nuova miscela di gomma di chiudersi su stessa e tappare il buco. Purtroppo l'evoluzione della chimica non è arrivata a questo. Inutili chimici.

Mentre la pioggia cade ancora più forte, decido di rimettere a posto la vite e di andare via fischiettando una melodia dolce piena di imprecazioni cariche di odio verso il destino, un ipotetico bastardo che ha buttato una vite per strada, la pioggia, il motivo che mi ha fatto percorrere la strada in quel preciso punto, l'angolazione che ha permesso a quel piccolo bastardo di metallo di conficcarsi nella ruota ma soprattutto contro i chimici che ancora non hanno inventato quel materiale lì che permetterebbe loro di vincere un bel premio Nobel per la chimica e a me di non entrare nel panico.

Dopo aver recuperato un barlume di lucidità mi rendo conto che i chimici sono inutili ma per fortuna gli informatici no. Infatti grazie alla loro sagacia e dedizione - nonché il loro immenso amore per il prossimo, non come quei campioni di egoismo dei chimici - esiste Google Maps e posso cercare un gommista. Il quale gommista è praticamente a 100 metri da dove mi trovo. Mi ci reco tosto, oh grande Google.
La vera storia inizia qui. Come si ripara in 5 minuti la ruota di uno scooter 150cc? Così.

Dotarsi di: pinza, punteruolo, occhiali da sole, utensile ad asola, assistente ritardato, striscia di riparazione, mastice rigorosamente arancione.
Posizionare il motociclo su una superficie rialzata: in questo modo sarà molto più facile eseguire le operazioni necessarie nella massima comodità. Inveire contro l'assistente ritardato ricordandosi di averlo voluto al proprio fianco per sentirsi superiori e super intelligenti ogni singolo secondo della giornata lavorativa.
Individuare il foro, ovviamente. Mostrarlo a tutti gli astanti, anche ai passanti disinteressati.
Dopo aver creato con l'inganno una discreta folla, estrarre, servendosi di una pinza, il chiodo infame con un gesto rapido tirando verso il proprio petto. Mostrarlo al pubblico.
Sfonnare il buco con il punteruolo. Possibilmente sgranare gli occhi come Rutger Hauer in Blade Runner.
Posizionare la striscia di riparazione sull'utensile ad asola per metà della sua lunghezza e irrorarla di mastice rigorosamente arancione e sputi.
Arrotolarsi le maniche, brandire l'utensile ad asola come se fosse una .44 magnum e inserirlo con movimento rotatorio nel buco emettendo versi gutturali che rapidamente si trasformano in bestemmie e pesanti allusioni a rapporti carnali con una gomma da motorino, per poi estrarne urlando l'utensile ad asola e chiederle se le è piaciuto mentre ci si accende una sigaretta post coitale. La striscia rimarrà dentro.
Attende qualche minuto e gonfiare lo pneumatico. Insultare il proprio assistente ritardato accusandolo di non essere in grado neanche di allacciarsi le scarpe.




martedì, marzo 15

Pedonal trainer



Ognuno di noi nel corso di una vita incontra migliaia di persone. In questa pioggia di nomi, volti, voci, urti è quasi impossibile riuscire a incontrare la propria anima gemella. 
Con questa espressione non mi riferisco solo a qualcuno da amare e da cui essere amati. Parlo anche del compagno di banco a scuola, di quello con cui preparare gli esami all'università, del collega con cui dividere buone e cattive giornate al lavoro o anche del compagno di squadra con cui non serve guardarsi per sapere dove passare la palla.
Oggi finalmente posso dire di aver trovato l'istruttore della mia vita. Ma andiamo con ordine.
Ore 06:16. Suona la sveglia. La spengo in una frazione di secondo perché sono più o meno sveglio. Dovrebbe monitorare per tutta la notte la qualità del mio sonno per svegliarmi al momento giusto e farmi sentire riposato. Diciamo che oggi non ha monitorato bene.
Mi trascino giù dal letto, faccio qualche giro per casa come se non fosse casa mia, sembra quasi che voglia capire dove mi trovo. Finalmente torno in me.
Saltiamo la parte in cui vado al cesso, mangio, mi vesto, prendo il motorino per passare subito a quando arrivo in palestra.
E da qui mandiamo ancora avanti il nastro, non credo che sia rilevante affrontare la fase di vestizione, corrazzione, sudorazione e addominalizzazione.
Stravolto e madido (è un onore usare questa parola: madido. Un po' come turgido. Wow) sto per uscire dalla sala quando lo vedo, in piedi nell'angolo degli istruttori: capelli brizzolati, tutta blu, rughe profonde ai lati del volto. Ma non è tanto questo a colpirmi ma il fatto che tiene un paio di occhiali verde fosforescente a metà strada tra gli occhi e un foglio posato sul ripiano. Ci vede male! Prendo coraggio e mi avvicino. 
Sembra entusiasta che gli abbia rivolto la parola, "Sì figliolo, facciamo 'sta scheda!" mi dice. Mi trascina quasi di peso verso il banco della reception mentre mi dice "Se vuoi ti puoi mettere sul telefonino l'applicativo per gli esercizi". Capito? Telefonino e applicativo...parole soavi di un piccolo mondo antico. Arrivati alla meta mi fissa l'appuntamento per giovedì, di mattina presto.
Mi mette in mano penna e calamaio e un modulo. Mentre lo compilointuttelesueparti (tranne il peso che preferisco fare finta di non ricordare) lo sento parlare con la ragazza: "Io non ce la faccio a stare lì in piedi, mi fa male la schiena, mò mi prendona sedia comoda!".
Trattengo a stento la gioia: è un istruttore orbo e con gli acciacchi. 
A quel punto non riesco più a reprimere l'adrenalina che scorre in me. Salgo in piedi sul bancone e grido:
"Oh capitano mio capitano! Sii la mano che mi guida verso gli attrezzi meno impegnativi! Sii la voce che mi dice pacata "Calma, non forzare, non ti stancare..."! Sii il fulgido esempio di come coniugare coscienza pulita, salute e pigrizia!! Sii il mio maestro, sii la mia fonte di ispirazione! Illumina la mia strada lastricata di dolori lombari verso un moderato rispetto per me stesso! Guidiamo insieme la rivolta delle cazzo di persone normali!
Occupiamo questo cesso di centro sportivo e mettiamo al bando il Maratoneta, quello che sta già correndo quando arrivo e corre ancora quando vado via ma che soprattutto corre almeno a 16 (non sono riuscito a spiare bene). Come può un essere umano correre a 16?!?!? Gettiamo olio bollente su Tuta Rossa, l'istruttore che ti guarda solo se hai le tette ben in mostra e massimo 17 anni, colui che ti lascerebbe morire tra gli attrezzi pur di non staccare gli occhi dal suo riflesso! O dal riflesso delle tette da 17. Estirpiamo come la malerba la Discobola, questo essere mitologico nato dall'accoppiamento tra Hulk e Cicciolina, che solleva più pesi con una scoreggia di quanti ne riesca a sollevare io con l'aiuto di sostanze dopanti!!
Palestra libera siempre!!"
Nel mentre due vecchi e una storpia mi hanno preso sulle spalle e mi portano in trionfo, mentre Coach è scoppiato in lacrime e sta dando fuoco ai computer perché troppo moderni.
Finita l'ebbrezza del momento ci ricomponiamo e disperdiamo questo piccolo gruppo di sediziosi.
Saluto e me ne torno alla mia vita normale, consapevole che anche nei luoghi più oscuri è possibile trovare un briciolo di comprensione e di vecchia sana umanità un po' appesantita ma tutto sommato fiera di esserlo.
Hasta la trippa siempre!



NOTA AGGIUNTA DOPO L'APPUNTAMENTO PER LA SCHEDA.



Le mie speranze si sono infrante davanti al Sergente Maggiore Hartman degli istruttori! Che a guardarlo bene potevo anche cogliere una certa somiglianza.
Altroché sparate sulla liberazione dell'uomo comune e pigro. Mi è venuto a prendere dal tapis roulant per farmi una scheda in cui ogni esercizio è stato reso più faticoso per una scelta sadica e con l'esplicito intento di guardarmi con disprezzo davanti ai miei "non ce la faccio". Uomo anziano mi hai deluso proprio tanto.